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    Sanità sarda, nuovi disastri all’orizzonte: la denuncia di Cgil e Fp Cagliari

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    Come se non fossero già gravi i problemi del sistema sanitario, con l’ennesima intollerabile vergogna delle attese infinite dei pazienti lasciati nelle ambulanze davanti ai pronto soccorso, s’intravvedono all’orizzonte altri possibili disastri: dagli atti aziendali di Asl 8 e Brotzu si apprende che, in base alle direttive dell’assessorato regionale alla Sanità, verranno trasferite dalla prima alla seconda azienda alcune strutture e, in particolare, l’unità spinale.

    A sollevare il problema è la Cgil di Cagliari insieme alla Funzione pubblica territoriale, che osservano come si tratti di passaggi delicati, sui quali non c’è di certo un giudizio a priori ma una preoccupazione sulle modalità e sulla stessa fattibilità dei trasferimenti e, più in generale, su quale sia il disegno complessivo e in base a quali criteri si prendano queste decisioni. “L’auspicio – hanno detto la segretaria Cgil Cagliari Simona Fanzecco e il segretario territoriale Fp Nicola Cabrasè che venga fatta chiarezza al più presto, anche per le inevitabili ricadute che queste scelte comportano sulla collettività e sui lavoratori”.

    Il sindacato ricorda anche quante difficoltà abbiano già creato altre decisioni, ad esempio l’accorpamento del Microcitemico prima al Brotzu e poi alla Asl 8, secondo criteri che non hanno messo al centro le esigenze di cura e salute dei pazienti. Nel caso specifico, la discussione oggi verte su eventuali passi indietro rispetto allo scorporo di quell’ospedale ma non si focalizza l’attenzione sul tema centrale, quello degli investimenti, delle risorse, della funzionalità della struttura che, infatti, né quando era al Brotzu, né ora, riesce a dare risposte adeguate alla comunità.

    È per queste ragioni che Cgil e Fp sottolineano l’urgenza di chiarire quali siano le intenzioni rispetto al quadro della riorganizzazione che si sta profilando nella sanità cagliaritana, anche per evitare fusioni a freddo che poi creano solo disservizi. Non a caso il sindacato accende un faro sulle più ampie prospettive degli ospedali cittadini e territoriali: il Marino ad esempio, che fine farà? Quali risorse umane e strumentali verranno destinate al Binaghi, all’ospedale di Muravera, a quello di Isili? Come valorizzare il Microcitemico e rilanciare l’oncologico?

    “Bisogna fare molta attenzione – aggiungono Fanzecco e Cabras – a come e perché si spostano gli equilibri della sanità territoriale, a come e perché si spartiscono le risorse e per quali ragioni si consegnano a una struttura piuttosto che a un’altra le alte specializzazioni”.

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