La chiusura del pronto soccorso di Isili nei giorni del 25 e 26 dicembre e l’assenza delle guardie mediche in molti comuni della Sardegna hanno gettato nell’ombra uno dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana: il diritto alla salute. L’articolo 32, che tutela la salute come diritto inviolabile dell’individuo e interesse della collettività, è stato ancora una volta disatteso, lasciando ampie porzioni del territorio sardo prive di un’assistenza sanitaria essenziale.
Nel periodo festivo, le strutture di emergenza che avrebbero dovuto garantire sicurezza e tempestività nelle cure sono state letteralmente “spente”. Il pronto soccorso di Isili, che serve un’area estesa e isolata come il Sarcidano, la Barbagia di Seulo è rimasto chiuso, costringendo i cittadini a rivolgersi a ospedali lontani o a rinunciare del tutto a cercare aiuto. Questa chiusura ha fatto esplodere l’accesso ai pochi pronto soccorso operativi, con conseguenze drammatiche sia per i pazienti che per il personale sanitario, già provato da anni di disorganizzazione e carenze strutturali.
La situazione è aggravata dalla cronica mancanza di guardie mediche in tantissimi paesi dell’isola durante le festività. Questa realtà crea una pericolosa sovrapposizione di ruoli, dove anche problemi sanitari minori devono essere gestiti nei pronto soccorso, trasformando le emergenze reali in tragiche attese.
Non si può ignorare il paradosso economico che caratterizza il sistema sanitario sardo: i medici assunti stabilmente dalle ASL percepiscono compensi nettamente inferiori rispetto a quelli chiamati a prestazione occasionale, che guadagnano fino a 150 euro l’ora. Una disparità che non solo mina la dignità professionale, ma crea fratture all’interno del sistema stesso, rendendo sempre più difficile coprire turni strategici, specialmente nei giorni di festa.
È assurdo constatare come, in Sardegna, ammalarsi durante le festività sia diventato un lusso insostenibile. Questo scenario non è solo la fotografia di un sistema sanitario regionale in crisi, ma anche il riflesso di un approccio istituzionale che ha perso di vista i valori fondamentali della vita umana.
Le istituzioni devono intervenire con urgenza per garantire un servizio sanitario equo, accessibile e dignitoso per tutti i cittadini. È necessario ridare centralità alla salute, investendo in personale, strutture e politiche che rispettino la dignità delle persone e degli operatori sanitari. Perché nessuna festività, per quanto importante, può giustificare l’abbandono della vita umana.