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    Siddi, giornata Nazionale degli alberi. Buon successo di pubblico all’evento “Musica in Domu”, tenutosi nella casa Steri, bellissimo “Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna”.

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    Un pubblico attento ha seguito l’evento “Musica in Domu” tenutosi nei locali del “Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna” con l’esibizione degli artisti Loredana Cabras e Simona Fichera al flauto ed Elisabetta Steri al pianoforte, Visual Manuela Virdis.

    A fare gli onori di casa è stata la proprietaria del Museo Anna Maria Steri che prima di introdurre l’evento artistico-musicale ha fatto un excursus sulla storia della Giornata Nazionale degli Alberi e alla fine della manifestazione per rimanere in tema ha voluto donare a tutti i presenti dei bulbi da curare e far crescere.

    Il concerto musicale del Trio “Armonie e suoni” ha avuto un notevole successo, tanto che alla fine dell’esibizione il pubblico, che ha apprezzato l’alto livello d’esecuzione, ha richiesto il bis, puntualmente concesso dalle musiciste. Le artiste si sono esibite in diversi brani classici: “Andante e Rondò” op. 25 (A.F. Doppler); “Valse des Fleurs” op. 87 (E. Kohler); “Duettino” (sur de motifs hongrois) op. 36 (A.F. Doppler); “Slavonic dance n. 7”; (A. Dvotak); “Deux Papillons” op. 165 (E. Kronke).

    Pubblico soddisfatto, ma anche le artiste. “Il concerto –afferma Simona Fichera – era basato su autori dell’ottocento e dei primi anni del novecento, improntato prevalentemente su danze e ballate e canzoni per ottenere arie melodiche e facilmente orecchiabili per il pubblico. Location suggestiva che ben si adattava al periodo di composizione dei brani eseguiti”.

     “Musica e immagini derivate dalla complicità e sensibilità tra noi amiche – sostiene Loredana Cabras.  Diverse ma innamorate della loro passione. Esibirsi in un luogo così intimo e ricco di storia, la nostra storia. L’amore per le nostre tradizioni, per la nostra Sardegna è ben custodita nella casa museo. Esperienza bellissima, che ha riacceso in me i meravigliosi ricordi dell’infanzia”

    Il Genius Loci del museo casa Steri – dice l’artista visiva Manuela Virdis – ha accompagnato con un’energia magica forte tutto il concerto, regalando emozioni musicali e artistiche”

     “Emozioni”, “ricordi”, “libertà”, queste parole hanno preso vita nel concerto che ho tenuto domenica a Casa Steri, a Siddi, con le mie colleghe flautiste – asserisce Elisabetta Steri. La musica enfatizzata da questo luogo magico, ha legato fra loro tutti i sentimenti non solo trasformandoli in armonie, suoni e colori, ma ha saputo far rivivere in me quelle sensazioni che provavo quando, da piccola, andavo da mia nonna.

    La location non è piaciuta solo agli artisti che si sono esibiti ma anche al numeroso pubblico che ha seguito il concerto e che poi ha potuto visitare le bellissime stanze e gli allestimenti della Casa Steri ubicata a ridosso della chiesa. Il museo documenta consuetudini, saperi, tecniche di produzione, modi di cucinare e consumare il cibo. Il percorso, molto interessante parte dal cortile dove sono ubicate le stallette e la mangiatoia per continuare con la visita alla sala di rappresentanza, alla dispensa, alla sala di lettura, alla stanza del pane. Ricca di oggetti antichi e curiosi la cucina. Il piano terra si conclude con la visita al locale della macina: il mulino e con il frantoio e il caseificio. Al primo piano si possono ammirare gli oggetti dei granai (uno piccolo e uno grande); la camera blindata e le camere private. Fu Francesco Steri a realizzarle intorno alla metà dell’ottocento.

    Notizie più approfondite sul “Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna” si possono trovare sul sito https://www.museocasasteri.it/

    La proprietaria del museo Anna Maria Steri

     Naturalmente il modo migliore per conoscerlo è quello di visitarlo direttamente recandosi nel centro storico di Siddi nella Casa Steri a ridosso della Chiesa della Visitazione di Maria Vergine.

    Abbiamo posto alcune domande alla proprietaria del Museo Anna Maria Steri.

    Quando è nata l’idea di realizzare il Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna?

    Nel 96/97 ho presentato la domanda alla Regione Sardegna. Siamo stati autorizzati nel 1998. Tre anni di tempo per fare i lavori e nel 2000 abbiamo inaugurato la struttura Museale. Infatti a Giugno del 2025 festeggeremo i 25 anni di attività. Stiamo già preparando con un piccolo e nuovo allestimento. Chiuderemo per due mesi il museo per consentire i lavori dell’ampliamento.

    Avere l’idea di realizzare un museo può essere semplice, ma realizzarlo veramente è tutta un’altra questione. Quanto vi è costato realizzarlo in termini di tempo e di fatica, di problemi da risolvere?

    L’idea di realizzare un museo è nata dal fatto che io collezionavo carillon e non sapevo più dove metterli. Un giorno parlando con un mio collega mi disse di procedere come a suo tempo fece Don Nanni Guiso nel paese di Orosei che con le sue collezioni consentì la realizzazione del Museo dei teatrini, tutt’ora aperto. Non presi la cosa molto sul serio e la cosa sembrò finita lì. Però l’dea che uno potesse aprire un museo perché possedeva una collezione mi rimase. Qualche tempo dopo gli chiesi come avesse fatto Guiso ad aprire un museo. Mi spiegò che c’era una legge regionale che permetteva ai privati di aprire un museo avendo una casa a disposizione. Coincidenza ha voluto che mio padre e i suoi fratelli avessero una casa antica del 1600 che avevano abbandonato negli anni sessanta e che era comunque una bellissima casa. Allora mi sono informata, ho studiato la legge. Ho contattato i proprietari dell’immobile i quali hanno accettato volentieri e quindi ho chiesto di venire a vedere la casa per vedere se ne valesse la pena. Poi ho cominciato a preparare tutta la documentazione, una cosa molto impegnativa. Dopo aver avuto le autorizzazioni abbiamo cominciato i lavori di restauro e di allestimento che complessivamente sono durati tre anni. Dal 1998 al 2000. Abbiamo aperto il “Museo delle Tradizioni Agroalimentari della Sardegna” nel 2000. Lo gestisce un’associazione culturale ed aperto soprattutto per i ragazzi delle scuole. La visita da parte delle scuole è diminuita negli ultimi anni perché i finanziamenti sono diminuiti e poi perché con la pandemia del Covid le scuole sono proprio sparite. Oggi sono poche le scuole che vengono a visitare il Museo. La fascia dei visitatori è soprattutto quella degli adulti, delle famiglie. Qualche turista, associazioni, insomma gruppi di adulti con bambini.

    Il museo lo considera completo oppure è sempre in divenire?

    Il museo non è mai completo perché c’è sempre qualcosa da fare e da aggiungere. Ora infatti aggiungeremo altre parti allargandolo alle tematiche delle industrie agroalimentari, alle trasformazioni che ci sono state nel settore con le nuove tecniche. Nel Museo noi raccontiamo quello che era l’agroalimentare in passato, però bisognerebbe raccontare anche quello che è oggi e magari quello che sarà domani. Per cercare di capire come salvaguardare il territorio come rendere sostenibile l’agroindustria in relazione ai cambiamenti climatici e, sempre in relazione al clima, quali tipi di colture si possono migliorare, innovare o cambiare.

    Una delle stanze del museo

    Il Museo delle tradizioni Agroalimentari della Sardegna fa parte di un circuito museale?

    All’inizio si. Siamo stati i primi con “Sa Corona Arrubia” a fare il “Biglietto Unico Musei”. Ne facevano parte sette musei in rete, poi una volta fallito il Consorzio ciascuno è andato per conto proprio. Oggi si sta cercando di ricostituire questa rete ma non si è ancora riusciti nell’intento. Siamo ancora in una fase di studio.

    Forse perché manca un’adeguata politica regionale per la valorizzazione delle aree museali?

    Sicuramente l’apporto della Regione è indispensabile perché certe iniziative non possono partire dai singoli territori.  Si potrebbe anche partire dai territori ma la regia della Regione Sardegna è indispensabile.

    Realizzare un museo non è certamente una cosa da poco. Ha mai avuto momenti di crisi in cui ha pensato di abbandonare l’idea?

    Ho attraversato diversi momenti di crisi e talvolta ho riflettuto sulla possibilità di abbandonare, ma nel 1998 ero decisamente più giovane e determinata. Era un periodo in cui insegnavo e tutti i giorni per me era un “va e vieni” tra scuola e museo. C’erano sempre imprevisti che non finivano mai. E’ stato molto faticoso perché bisognava coordinare un centinaio di persone impegnate nella realizzazione del museo. Avevo delle scadenze legate al progetto da rispettare e tutti i lavori dovevano procedere con un determinato piano.

    Ha avuto necessità sicuramente di esperti per poterlo realizzare…

    C’erano gli architetti per l’allestimento. C’erano da curare la parte scientifica, culturale, dei testi, le didascalie, la grafica. E’ stata importantissima la presenza della Professoressa Murru Corriga dell’Università. Tre laureande che hanno seguito tre campi diversi: la storia della famiglia, la storia dell’alimentazione a Siddi, la storia dell’alimentazione in Marmilla e così via. Per la storia della casa, sono andati a cercare tutti i documenti per capire a quale periodo risaliva. Insomma c’è stato un lavoro scientifico enorme. E’ stato molto impegnativo l’allestimento, il restauro, rifare tutti i tetti. Insomma è stato un lavoraccio. All’inizio i soldi non erano bastati per fare tutto il restauro e quindi lo abbiamo fatto in più volte.

    Gli abitanti di Siddi, cosa pensano del Museo? Sono soddisfatti?

    Sono soddisfatti però talvolta quando ho avuto bisogno di aiuto e raramente mi hanno aiutato. Siamo abbastanza in sintonia con il sindaco anche se ovviamente lui deve dare priorità alle iniziative comunali, nel senso che hanno aperto un museo ornitologico comunale, ci sono tutti i nuraghi da tutelare e valorizzare. E’ ovvio quindi che il primo cittadino privilegi la cura dei siti comunali.  Ma comunque collaboriamo per certe iniziative insieme.

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