È in corso a Cagliari fino al 10 novembre la Gigi Riva Football Week, una serie di eventi organizzati in città che celebrano Gigi Riva a 80 anni dalla sua nascita.
A margine dell’evento “Sky Sport Original”, nel quale Davide Bucco (giornalista e autore) ha
raccontato il dietro le quinte delle produzioni originali di Sky Sport dedicate a Gigi Riva, abbiamo incontrato l’ideatore e direttore creativo della manifestazione, Giorgio Pitzianti, che ha esternato le sue sensazioni proprio il 7 novembre, giorno in cui Riva avrebbe compiuto 80 anni.
In questo giorno speciale è più grande la gioia di festeggiare nonostante Gigi Riva non sia più in vita oppure il rammarico per non aver potuto organizzare una festa di compleanno con lui?
«Personalmente non c’è nessun rammarico, ovviamente ci sono dispiacere e tristezza. Va anche detto che se Gigi fosse stato in vita non avrebbe mai festeggiato così. In questa manifestazione c’è la volontà di festeggiare la vita e di dare un riconoscimento a Riva per quello che lui ha dato a noi».
Un riconoscimento che i sardi gli hanno tributato quando era ancora tra noi.
«I sardi hanno abbracciato Gigi fin dal momento in cui, ancora giovanissimo, è sbarcato nella nostra isola con alle spalle una vita abbastanza complicata: orfano e con tanta sofferenza vissuta fin da quando era bambino. Nonostante gli anni difficili della sua gioventù, alla domanda se ne è valsa la pena vivere, Gigi avrebbe comunque risposto di sì, altrimenti non ci sarebbe stato Gigi Riva».
Al di là dell’aspetto sportivo che tutti noi conosciamo, colpisce il fatto che nella mostra “Luigi” (aperta anche nei prossimi giorni a Sa Manifattura) venga messo in luce il lato umano del bambino Luigi Riva.
«La mostra è una conseguenza di un’opera teatrale da me diretta e portata in scena l’11
novembre del 2021, alla quale ha partecipato Luca Ward. Non avendo intenzione di replicare
l’opera teatrale, mi son ripromesso di fare qualcosa che potesse celebrare anche il bambino, quello che c’era sotto la corazza di Gigi. È vero, questi grandi personaggi sono miti, leggende, rappresentano tantissimo per la gente, però in realtà sono persone come noi. E lui è stato uno dei pochi ad avere la capacità di immedesimarsi nel popolo, che significa immedesimarsi nell’ultimo. Forse proprio per questo lo amiamo così tanto: perché da ultimi ci ha portato a essere primi».
Che rapporto avevi con Gigi Riva?
«Il mio rapporto è con Nicola (Riva, ndr), che è un amico. Ci siamo conosciuti quando gli ho chiesto il consenso per fare l’opera teatrale e per scelta non ho mai voluto incontrare Gigi prima di mettere in scena quell’opera perché non volevo farmi condizionare dal punto di vista affettivo. In seguito, Nicola ha insistito affinché io conoscessi Gigi di persona. Quando sono stato a casa sua, ho capito che probabilmente aveva intuito che non mi interessava fare una foto con lui, ma capire quanto aveva sofferto».