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    Arbus: Curiosità e interesse ha suscitato nei locali del Museo “Antonio Corda Arti e Mestieri Antichi della Sardegna” la presentazione delLibro d’Artista “Spégu” di Davide Corda Serra

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    Numerose persone hanno assistito alla presentazione del libro di Davide Corda Serra, “Spégu”, non un libro qualsiasi, ma un “Libro d’Artista”. L’autore, arburese di 23 anni, ha frequentato l’ISIA di Urbino (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) studiando Progettazione grafica e comunicazione, ha interloquito per poco più di un’ora con Nicolò Corda. E’ stato un dialogo interessante in cui Nicolò Corda ha spronato e, a più riprese, incalzato con domande mirate l’autore interlocutore per dargli la possibilità di aprirsi nella descrizione del libro, del perché e del come sia nata l’idea della realizzazione di un “Libro d’Artista”. Davide Corda ha risposto alle sollecitazioni dell’interlocutore, in certi momenti con sicurezza, in altri momenti con qualche incertezza. Tra il pubblico, che in gran parte immagino non avesse mai sentito parlare di un “Libro d’Artista”, sono serpeggiate alcune considerazioni che poi sono state indirizzate all’autore: Cos’è un libro d’artista? Un libro non libro? Un diario strettamente privato? Una trasposizione della coscienza in un blocco di pagine bianche da riempire all’infinito? L’autore con un filo di indecisione ha risposto in modo esaustivo alle domande. Il libro contiene 8 poesie e poche foto artificialmente deformate con uno specchio dall’autore, per dare la sensazione dei ricordi che con l’andare del tempo appaiono distorti, ma che comunque come esseri umani non si possono dimenticare. “I ricordi – ha detto Davide Corda – che sono il tema guida del libro e che ho vissuto e vivo in prima persona, sono stati deformati a causa di un’idealizzazione”. Le foto deformate, relative ad un viaggio a Roma – ha continuato l’autore di “Spégu” – rappresentano un viaggio che non è mai avvenuto”. “Le poesie scritte con i caratteri mobili che si usavano un tempo, sono scritte con la mancanza di inchiostro”. “Il libro parla con le poesie e con le foto che ci sono dentro”. “Le poesie nascono per me e le foto per gli altri, oltre che per me stesso”. “Il libro stampato solo in quattro copie – conclude Corda – è realizzato con materiali e tecniche speciali e vuole essere un atto d’amore nei confronti delle persone” Una caratteristica particolare del libro è che non si può leggere con la luce diretta e di conseguenza in quel caso i fogli appaiono bianchi. Le poesie hanno un punto d’inizio ma non hanno una fine. Secondo l’autore le poesie sono molto dolci, amorose. Forse meno il titolo del libro, ma questa è una nostra considerazione sicuramente non attinente al pensiero dell’artista Davide Corda Serra. Dopo la presentazione i convenuti hanno potuto sfogliare il libro dopo aver indossato, come giustamente consigliato dall’autore, un paio di guanti, onde evitare danni alla pregiata opera. La manifestazione si è conclusa con un gradevole rinfresco per tutti.

    Un libro d’artista è un libro fatto a mano e talvolta con l’ausilio di macchine che viene ideato e progettato dall’artista in ogni sua fase, in ogni elemento. Ogni scelta tecnica e di espressione è unica ed ha una sua funzione comunicativa per trasmettere un messaggio. E ’un’opera d’arte, ma in questo caso, si sente l’esigenza di toccarlo e manipolarlo per poterlo percepire in tutti i suoi aspetti e con l’uso dei cinque sensi, a differenza delle opere d’arte che troviamo nei musei e che invece non si possono toccare.

    All’autore abbiamo posto alcune domande.

    Per scrivere “Spégu” si è ispirato a qualche artista del settore in particolare?

    Per realizzare Spégu non ho cercato mai riferimenti nel lavoro di altri artisti; ho pensato che per esprimere me stesso sarebbe stato meglio affidarmi a un mio stile personale e farmi guidare dalle emozioni. Sicuramente influiscono anche le conoscenze acquisite attraverso il mio percorso di studi nel campo artistico. Più che essere ispirato da artisti nel mondo della fotografia e dei libri d’artista ho trovato numerosi spunti nella musica; grazie a quest’ultima riesco a non sentirmi solo e a ritrovare parte di me stesso in ciò che ascolto. Uno tra i tanti artisti è iosonouncane, che durante un’intervista parla del suo concept album “DIE” come un racconto che riesce a dare un senso di “cupezza luminosissima”; E’ questo che anche io ho cercato di trasmettere nel mio libro, un racconto dolce-amaro. La stessa percezione l’ho ritrovata in “La vedova scalza” di Niffoi. Un libro che ha consolidato in me la necessità di raccontare “i ricordi” quando poi si rimane soli con un amore che non c’è più.

    La cultura, l’arte, per essere apprezzate devono essere divulgate in modo che arrivino a vasti settori dell’opinione pubblica. Un libro d’artista come “Spégu” se non venisse fatto conoscere al grande pubblico potrebbe rischiare di diventare un’opera fine a sé stessa?

    Durante la realizzazione del libro Il tutor dell’ISIA che ha seguito i miei lavori spesso afferma: “Un libro si crea per dare forma ai propri pensieri, ma si presenta agli altri per dargli vita”. E’ questo che effettivamente bisogna fare anche con i libri di questo tipo. Spégu potrebbe apparire un libro destinato ad un pubblico ristretto, un libro anche timido, ma ciò non deve necessariamente essere interpretato come uno svantaggio. Sarà sicuramente compito primario dell’artista farlo conoscere a più persone possibili, prendendosene cura; Innaffiare con passione e costanza l’implicito potenziale che il libro racchiude in tutte le sue sfaccettature e nei suoi contenuti.

     “Spégu” tradotto dal sardo all’italiano significa “carogna”. Non le sembra che un’opera contenente poesie dolci e amorose possa stridere col termine “spégu? Ci vuole spiegare il vero senso del titolo dato al libro d’artista?

    Spégu, che appunto significa carogna, evoca l’immagine di un corpo abbandonato, in decomposizione, che lentamente perde vita e sostanza fino a ridursi a un involucro senza alcuna vitalità. Spégu è la similitudine di un amore dapprima vivo e pulsante, capace di infondere forza e senso alla vita, e della sua fine. a cui gradualmente ha fatto seguito il deterioramento e il successivo disfacimento. La presenza amorosa si fa quasi greve e con il passare del tempo, proprio come accade per una carogna, l’amore si svuota, rimane il ricordo sbiadito di ciò che è stato. Quel che rimane è un guscio vuoto, che trattiene solo la forma del passato ma privo di ogni sostanza vitale, un amore che non nutre più, incapace di rigenerarsi. si dissolve, si sgretola fino a svanire, Ti senti poi fragile, vulnerabile. In seguito ciò origina dolcezza poetica e al contempo affiora la triste realtà di un tempo che non c’è più.

     Il libro rispecchia il suo animo? Il suo modo di essere e di vivere la vita? Ovvero rappresenta solo un ricordo deformato, sbiadito, di vicissitudini di un periodo di vita trascorso?

     Il libro racconta di me, quindi come me è timido e perennemente in tensione verso l’autosufficienza: Vivere e imparare da ciò che ho vissuto, senza supporto e ausilio esterno. Si tratta un’opera intima, scritta inizialmente quasi di nascosto: un soliloquio, perché non vuoi farti vedere e non te la senti di avere interlocutori. Le persone mi conoscono sotto la veste del ragazzo sempre sorridente e spensierato. Al contempo, interiormente vivo i miei dolori nella maniera più intensa possibile; c’è tanto da imparare nei momenti di forte malinconia, per me una forza vitale, forse è anche un   per poter sorridere in maniera più autentica quando alla fine si riesce ad andare avanti. I ricordi sono parte di noi e segnano il nostro essere e la nostra evoluzione personale.

    Se dovesse definire con un aggettivo il carattere della sua opera che aggettivo userebbe e perché?

    ”Dolceamaro”nei contenuti; “Elegante“ nella sua veste esteriore, elegante perché volevo trasmettereattraverso il suo aspetto estetico una fortezza inespugnabile, come d’altronde sono i miei stessi sentimenti,che sono inattaccabili poiché vissuti in prima persona.

    Quale aspetto dell’opera che ha realizzato le è piaciuta di più? Oppure è stata l’opera nel suo complesso a darle soddisfazione?

    Uno degli aspetti più toccanti è stato quello di aver visto commozione e talvolta il volto, di coloro chesfogliando il mio libro, con cura e gesti da cui si evinceva rispetto e attenzione per l’opera, rigato dallelacrime. Riuscire a toccare il cuore di tanti mentre si prende in mano un libro non è poi così consueto escontato. Mi piace l’opera nel suo complesso perché evoca il fluire di ricordi ed emozioni che tanti di noi hanno vissuto.

    Ha in programma altri progetti artistici per il futuro?

    Purtroppo e per fortuna la mia mente è in costante movimento, alla ricerca del nuovo e dell’originale, e soprattutto in perenne introspezione per descrivere qualcosa che è ancora nascosto. Quindi sì, oltre a stampare altre piccole copie su richiesta di “Spégu”, sto lavorando già ad altri quattro progetti, due di questi sulla Sardegna, molto complessi ma che son sicuro riusciranno a darmi tante soddisfazioni, spero vivamente che possano essere apprezzati.

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