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La Sardegna e l’alluvione: tra emergenza e immobilità

L’alluvione ha colpito il sud della Sardegna, mettendo in ginocchio territori già fragili e lasciando dietro di sé una scia di distruzione, disagi e inevitabili domande sul perché la tragedia si ripeta con ciclicità e apparentemente senza soluzioni durature. Questa volta, un’allerta gialla della Protezione Civile sembrava poter rassicurare i cittadini, ma le piogge hanno rapidamente rivelato la drammatica realtà: l’isola continua a essere vulnerabile, priva delle opere strutturali necessarie per gestire situazioni simili. A distanza di oltre un decennio dal ciclone Cleopatra, infatti, poco sembra cambiato.

Il ciclone Cleopatra del 2013 fu devastante, ci ricordò l’urgenza di intervenire sul fronte della sicurezza idrogeologica. Eppure, le iniziative promesse allora per migliorare la gestione del territorio, come il rafforzamento dei sistemi di drenaggio e la realizzazione di barriere protettive, sono rimaste per lo più progetti mai partiti, intrappolati nelle lungaggini burocratiche. L’inerzia politica e amministrativa ha bloccato i finanziamenti, rallentato le procedure e compromesso ogni possibilità di riparare un sistema che da decenni avrebbe richiesto una revisione radicale.

I sindaci, pur consapevoli dei pericoli, si trovano da soli, intrappolati tra l’incessante richiesta di interventi concreti da parte dei cittadini e l’impossibilità reale di risolvere il problema con le risorse disponibili. Senza il supporto degli enti regionali e con uno Stato assente, i primi cittadini diventano i principali bersagli delle critiche. Eppure, sono gli unici ad agire sul territorio, a coordinare evacuazioni, a intervenire laddove lo Stato latita, mettendo spesso a rischio la propria incolumità e quella dei volontari che li aiutano.

Le parole chiave, in questo contesto, sono ormai note: burocrazia, promesse disattese e assenza di risorse. Non bastano più gli appelli per il cambiamento. È necessaria un’azione politica immediata, che metta da parte le lungaggini procedurali e i formalismi, per avviare un programma concreto di messa in sicurezza del territorio. È una questione di responsabilità verso chi ha perso la propria casa, verso chi rischia la vita ogni volta che una pioggia si fa più intensa del solito e verso una generazione che si merita una Sardegna sicura e pronta per affrontare i cambiamenti climatici in corso.

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