Un’altra intensa serata al Ghetto di Cagliari per la diciottesima edizione del festival Signal Reload, la rassegna dedicata alla musica elettronica e d’avanguardia curata e organizzata dall’associazione TiConZero, sotto la guida di Daniele Ledda, con la direzione artistica di Raffaele Tronci e Valentino Nioi alla produzione, in corso di svolgimento fino a domenica 22 settembre.
Domani alle 20.30 apriranno la serata Andrea Cherchi, Giacomo Salis, Marcello Pisanu e Matteo Sanna con ADE, progetto che origina dal precedente ODRA e si basa su una serie di improvvisazioni fissate su nastro. Seguirà la performance di Menion, progetto di Stefano Ferrari, chitarrista, produttore e compositore sardo con sede a Berlino. Menion nasce dall’esigenza di raccontare immagini, esperienze e impressioni attraverso i suoni e la loro manipolazione. La sua musica è un’elettronica visionaria e descrittiva che unisce influenze ambient, drone, glitch e post-rock. Il concetto sonoro si basa su un’elaborazione del suono della chitarra, per arrivare a una trasformazione dell’identità della sorgente sonora, integrandola poi in un contesto sonoro più ampio. La sua estetica è stata influenzata da band e artisti come Sonic Youth, Christian Fennesz, Alva Noto, Bartok e molti altri.
Spazio successivamente al progetto SZIOPA di Stefano Manconi, musicista e produttore di Sant’Antioco. La sua ricerca musicale trascende le distinzioni di ambient, techno e house attraverso un approccio minimalista, caratterizzato da pochi elementi e teso a esaltare la coesistenza tra questi in un continuum spazio-temporale. Gli elementi stilistici dei brani, costruiti sull’improvvisazione e prodotti principalmente tramite sintetizzatori modulari, spaziano da melodie “fluttuanti” a beat “storti-finchè-dritti”, attraverso pattern ripetitivi e in lenta evoluzione.
All’artista interdisciplinare Annalisa Pascai Saiu e il suo Annalized_Noise il compito di chiudere la serata: un flusso sonoro in cui la performer isolana racconta storie mitologiche, temi filosofici o ironici, intrecciando canzoni, ora improvvisate su scale bizantine, ora in greco antico, sempre improvvisate e site-specific. La batteria e il mixer no input di Emilio Bernè sono integrati nel set come strumenti di riferimento nel lavoro di ricerca, nella manipolazione del suono e come oggetti dinamici di una serie di azioni gestuali e performative. Sul palco del festival per l’occasione verrà presentato il disco ESOION, uscito per la Industrial Ölocaust Recordings.