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In Sardegna meno di 1 impresa su 10 passa il testimone a figli e collaboratori

Le imprese artigiane della Sardegna sono troppo vecchie ma il passaggio di testimone tra genitori e figli è ancora troppo difficile e oneroso. Se nell’Isola il valore dell’artigianato si trasmette di padre in figlio, il passaggio generazionale tra il titolare dell’impresa e i figli, o i dipendenti, non è sempre facile e indolore: dal punto di vista emotivo, burocratico ed economico.
Secondo l’analisi realizzata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, su dati ISTAT, tra il 2016 e 2022, le imprese sarde che hanno effettuato il passaggio generazionale sono state il 7,7% contro una media nazionale del 9,1%. Prima la P.A: di Bolzano con l’11,9%, ultimo il Lazio con il 6%.
Sempre secondo lo studio, nell’Isola sono ben 4.392 le imprese a conduzione
familiare (con più di 3 addetti) che possono essere interessate da un passaggio
generazionale, il 23,9% delle imprese familiari totali nella regione (18.309).
La Sardegna è sesta nella classifica nazionale, preceduta da Basilicata, Sicilia,
Molise, Liguria ed Emilia Romagna. In Italia sono ben 227mila le microimprese
interessate dal fenomeno su un totale di più di 777mila aziende controllate da persone
fisiche o a conduzione familiare. Secondo l’analisi l’8,9% delle imprese sarde pensa che
tale passaggio possa realizzarsi entro i prossimi 5 anni, mentre l’83.4% non lo prevede
nemmeno.
“La maggioranza degli imprenditori è over 60, manca qui il ricambio generazionale – afferma Giacomo Meloni, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – i giovani imprenditori, sempre di più, scelgono vie autonome piuttosto dell’azienda di famiglia. In ogni caso l’artigianato è il comparto più attrattivo per le imprese under 35”. “Oggi le imprese sono sempre più interessate – fa notare il Presidente – da un ricambio generazionale di competenze, siano esse manageriali, organizzative o di business”.
La Regione Sardegna, da qualche anno, sostiene il passaggio generazionale con
un’ apposita Legge per la quale Confartigianato Sardegna ha suggerito alcune
modifiche. Tra queste estendere la possibilità del sostegno al passaggio generazionale
anche ai fratelli, nipoti e verso tutti coloro che, secondo il Codice Civile, rientrano
nell’impresa familiare; portare da 15mila a 5mila il limite d’aiuto previsto dalla Regione
anche per ampliare la platea dei beneficiari; estendere la lista delle voci di spesa
ammissibili poiché la fase del passaggio generazionale spesso presuppone anche
interventi di ammodernamento aziendale comprese le spese di adeguamento dei locali.
“Inoltre è necessario alzare il limite d’età di 35 per accedere a incentivi e
agevolazioni – aggiunge Meloni – oggi i giovani si laureano, poi se hanno l’opportunità
fanno tirocini ed esperienza in azienda e solo nella fase successiva, se hanno la capacità
economica, decidono di avviare una propria attività”. “Le nuove generazioni di
imprenditori puntano sulle nuove tecnologie e sulla ricerca – rimarca il Presidente
Regionale di Confartigianato Sardegna – per questo serve una nuova programmazione,
che preveda una formazione a tutti i livelli e a tutte le età, per consentire anche ai
sessantenni di reggere il confronto con le nuove generazioni”.
Secondo Daniele Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Sardegna “il passaggio generazionale, senza dubbio, riveste un ruolo cruciale per la vita dell’azienda. Va visto e concepito mediante una visione esaustiva che tenga in debita considerazione una serie di variabili e fattori. Questo processo di transizione non è solo un passaggio di quote societarie ma c’è molto di più. È una trasmissione di passioni, valori e competenze manageriali. Tutti aspetti che compongono il DNA di un’impresa e tutti elementi che vanno trasmessi e raccontati in modo adeguato a chi sarà il futuro capitano d’impresa. Non è certo, per questo, un semplice percorso. Bensì è un viaggio che va programmato in tempo utile. Forse anche non meno dieci anni prima del suo avvio”. “Senza dubbio – conclude il Segretario – riteniamo importante farsi aiutare, nell’iter della continuità d’impresa, da un occhio esterno capace di guardare in maniera asettica al processo successorio”.

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