Walter Veltroni porta in Sardegna “La condanna”, romanzo con protagonista Giovanni, un giovane giornalista a cui viene affidato il compito di scrivere un pezzo su Donato Carretta, direttore del carcere di Regina Coeli durante l’occupazione tedesca, linciato in modo selvaggio dalla folla nel settembre del 1944. Scambiato per un altro, Carretta viene ucciso mentre attende di deporre al processo contro Pietro Caruso, questore di Roma fino all’arrivo degli americani e colpevole, con il ministro degli Interni della Repubblica di Salò Guido Buffarini Guidi, di aver redatto la lista con le ultime cinquanta persone da uccidere alle Fosse Ardeatine richiesta dall’ufficiale delle SS Herbert Kappler.
Veltroni, giornalista e editorialista del Corriere della Sera, parlerà del suo romanzo a Sarule sabato 20 luglio con Giampaolo Cassitta nella corte della Casa museo del Giudice Ladu alle ore 19.
L’evento è realizzato con il sostegno del Comune di Sarule e in collaborazione con il festival Liberevento, la casa editrice Rizzoli, la libreria Koinè Ubik di Sassari e lo Studio Massaiu.
Giovanni ha ventiquattro anni e ha coronato il suo sogno, quello di lavorare nella redazione di un quotidiano. Intorno a sé, però, ha soltanto colleghi più anziani, ormai apatici, storditi da un mestiere sempre più in crisi. Tranne uno, Sergio Fabiani, caposervizio della cultura, che gli affida il compito di scrivere un pezzo su Donato Carretta, direttore del carcere di Regina Coeli, linciato in modo selvaggio dalla folla nel settembre 1944. Il giovane giornalista si immerge allora nella ricerca e nello scavo: sotto la guida paterna di Fabiani, Giovanni ci porta sui luoghi che furono teatro del fatto – il Palazzo di Giustizia, il Tevere, Regina Coeli -, ci mostra le testimonianze di chi quel massacro l’ha visto e documentato, e ce lo restituisce in un racconto vivido, crudo, reale. Chi era Carretta? Un fascista o un antifascista? Oppure uno della “zona grigia”? Con la precisione del reporter e l’abilità dello scrittore, Giovanni ricostruisce la storia di una condanna controversa, brutale, di certo ingiusta. Indagando le pulsioni e la rabbia che agitano la folla di quel settembre 1944 rivede, nella Roma liberata dal fascismo e dall’occupazione nazista, gli strepiti e i livori che si muovono, velenosi, nelle relazioni di oggi, nella comunicazione, sui social.