Il MuMA di Sant’Antioco (https://www.facebook.com/mumahostel) ha recentemente inaugurato la mostra temporanea “Archeoplastica”, offrendo ai visitatori l’opportunità di immergersi nel problema dell’inquinamento nei nostri mari e sulle nostre spiagge. La mostra sarà visitabile fino al 12 maggio ed espone alcuni dei reperti della collezione disponibile sul sito archeoplastica.it, raccontando la storia e il destino di questo materiale attraverso oggetti che hanno navigato per decenni prima di approdare sulle coste italiane. Questo sito mira a sensibilizzare sul tema dell’inquinamento marino causato dall’uso e dalla gestione impropria di questo materiale nato per essere innovativo, ma rivelatosi estremamente dannoso se utilizzato in modo scorretto.
Gli oggetti in plastica, scoloriti e spesso deformati a causa del loro lungo viaggio, restano comunque riconoscibili, fornendo una testimonianza tangibile della persistenza della plastica e del suo impatto nell’ambiente marino. La plastica può durare centinaia di anni nell’acqua, frammentandosi in parti sempre più piccole, le microplastiche. Queste vengono ingerite dalla fauna marina, entrando nella catena alimentare e causando danni alla salute degli animali e degli esseri umani.
La plastica inizia la sua esistenza tra il 1861 e il 1862, quando l’inglese Alexander Parkes, nel bel mezzo dei suoi studi sul nitrato di cellulosa, isola e brevetta il Parkesine, un materiale semisintetico. Negli anni successivi ci sono state altre scoperte, ma l’ascesa della plastica raggiunge il suo culmine tra gli anni ‘50 e ‘60, quando diventa un elemento insostituibile nelle nostre vite, persino in ambiti artistici, ma non solo.
Nelle sale del MuMA, un piccolo gioiello museologico che racconta la flora e la fauna acquatica della laguna e tramanda la memoria della carpenteria navale di Sant’Antioco, nonché sede del Centro di educazione ambientale e alla sostenibilità (CEAS) “Isola di Sant’Antioco”, i visitatori possono osservare una grande varietà di reperti plastici rinvenuti sulle spiagge italiane, corredati da schede descrittive che ne illustrano provenienza, tipologia e utilizzo comune.
Tra gli oggetti esposti si trovano, ad esempio, confezioni di detersivi degli anni ‘70. Eclatante è la confezione di “Vetril” ritrovata sulla spiaggia di Torre Guaceto, in provincia di Brindisi. Questo prodotto è stato talmente utilizzato nei decenni passati che il suo nome è diventato un termine generico per indicare qualsiasi detergente per vetri. Per poi finire in mare. Nella scheda associata al prodotto, numerose curiosità permettono ai visitatori di fare un viaggio indietro nel tempo fino al 1972, anno in cui la confezione compare in una pubblicità. Inoltre, in esposizione ha spazio una borraccia a forma di Pikachu del 1998, rinvenuta nel Lido di Camaiore (Lu), che testimonia come sulle spiagge si trovino spesso giocattoli di ogni tipo: sul podio finiscono soprattutto piccoli oggetti come soldatini o formine per giocare con la sabbia. Oggetti che durante l’inverno, dopo le mareggiate, emergono. Ma anche palloni e utensili di uso quotidiano. In una confezione di caffè “Suerte” del 1971, ritrovata sulla spiaggia di Vasto (Ch), si può risalire addirittura al periodo di commercializzazione del prodotto. In una pubblicità del 1971, infatti, quella miscela costava, in promozione, esattamente 570 lire, come appare stampato sulla plastica. Per non parlare poi dei contenitori dei gelati degli anni ‘60, ‘70 e ‘80. Insomma, di tutto e di più. Le schede corrispondenti forniscono informazioni dettagliate che consentono ai visitatori di scoprire i dettagli storici di ciascun oggetto, arricchendo così la loro esperienza. Ad esempio, è possibile conoscere i metodi di produzione e il consumo dei prodotti nel corso degli anni, aiutando i visitatori a comprendere l’evoluzione dell’uso della plastica.
In breve, la mostra stimola a riflettere sui danni causati dalla plastica nell’ambiente marino e sottolinea l’importanza di adottare pratiche sostenibili per ridurre l’uso di plastica monouso. Gli organizzatori del MuMA sperano di sensibilizzare il pubblico sulla necessità di preservare i nostri mari. L’esposizione fa parte del più ampio progetto “Plastiche ed economia circolare”, sostenuto dalla Regione Sardegna – Centro Regionale di Coordinamento INFEAS. Le scuole della comunità di Sant’Antioco sono state coinvolte in un percorso educativo sulla gestione consapevole della plastica e sull’economia circolare. L’esposizione è gratuita e aperta a tutti negli orari di apertura del museo (10-12 e 16-19), offrendo un’esperienza formativa per chiunque passi per il Sulcis e voglia approfondire la consapevolezza su questo tema cruciale per il futuro del nostro pianeta.
Giovanni G. Scanu