Dall’inferno al paradiso. La Unipol Domus che “viene giù” al 96’ minuto. La gioia irrefrenabile di un popolo intero. Una stagione che, all’improvviso, potrebbe svoltare. È difficile mantenere l’equilibrio quando si commenta una partita come questo “pazzo” Cagliari-Frosinone. Mai nessuna squadra in Serie A era riuscita a vincere dopo essere andata in svantaggio di tre gol, dando inizio alla propria rimonta così tardi, esattamente al 72′ minuto. Una “remuntada” che passerà alla storia del calcio italiano, dunque. E che sicuramente passerà alla storia del club rossoblù. Un ribaltone peraltro non insolito in casa Cagliari, visto che il risultato finale è lo stesso ottenuto nelle rimonte casalinghe contro Sassuolo (2016), Sampdoria (2019) e Parma (2021). Ultimo malcapitato, caduto sotto i colpi di un Cagliari mai domo, il Frosinone dell’ex Di Francesco.
Ranieri in avvio di gara propone Scuffet tra i pali, Nandez ancora in difesa, Goldaniga e Deiola titolari e la sorpresa Jankto che, insieme a Mancosu, supporta l’unica punta Luvumbo nel cosiddetto schieramento ad “albero di Natale”. Ma la prima frazione di gioco di festoso non ha proprio nulla. La doppietta dell’incontenibile Soulé, che ha sui piedi anche due buone occasioni per arrotondare il punteggio, lascia presagire il peggio. Lo stesso argentino poco prima della mezz’ora “regala” al Cagliari la possibilità di riaprire il match: Mancosu, però, dal dischetto centra la traversa, facendo addensare le nubi sulla “Domus”. Come se non bastasse, pochi minuti prima del duplice fischio Nandez accusa un problema muscolare, costringendo Ranieri al primo cambio. In quel momento un po’ pensi all’intervallo, un po’ ai due gol di svantaggio, un po’ al rigore fallito e un po’ imprechi perché pare che quest’anno non ne vada proprio bene una. Concetto peraltro rafforzato dal palo colpito quasi allo scadere ancora da Mancosu, di testa, dopo un bel servizio di Luvumbo, e dai due tentativi di Prati e Goldaniga che nel corso della prima frazione hanno impegnato Turati.
Non che a inizio ripresa vada molto meglio, quando dopo un’altra occasione di Mancosu il Frosinone cala addirittura il tris con Brescianini che trafigge ancora Scuffet. Sembra finita, ma provarci è d’obbligo per un allenatore del calibro di Ranieri e per un gruppo che del carattere ne ha fatto un punto di forza per la risalita in Serie A. Anche se quando si è sotto di tre gol, occorre una discreta dose di ottimismo per pensare a una rimonta. E allora, dopo aver lasciato negli spogliatoi Deiola (al suo posto Pavoletti) per uno schieramento più offensivo, ecco il triplo cambio del 63’ che dà maggiore vivacità ai rossoblù, con Viola, Azzi e Oristanio al posto di Mancosu, Jankto e Luvumbo. E proprio dai piedi di due giocatori inseriti nella ripresa prende avvio il meraviglioso finale di partita: Pavoletti dialoga con Oristanio che con un sinistro a giro sigla il gol dell’1-3, mettendo a segno la sua prima rete in Serie A. Quattro minuti più tardi è la volta di Makoumbou, anch’egli al primo gol nel massimo campionato, che trafigge Turati per la seconda volta. Nella seconda metà del tempo c’è anche spazio per un sussulto della Domus, quando Pairetto prima concede un rigore per i rossoblù e poi ritorna sui suoi passi. Ma nessuno può prevedere che il meglio debba ancora venire, e nessuno può immaginarlo nemmeno quando ci si addentra nei lunghi minuti che separano il 90’ dal fischio finale. Minuti in cui sale in cattedra Leonardo Pavoletti, l’uomo della notte di Bari, a cui non basta contribuire alla causa soltanto con l’assist per la rete di Oristanio. E infatti al 94’, lo stesso minuto del gol promozione, l’attaccante insacca splendidamente di testa su preciso cross di Viola. Ma il 4-3 tanto ricorrente nelle rimonte rossoblù è nell’aria e al 96’ ancora il centravanti numero 30, servito da Dossena che fa la torre su una punizione di Makoumbou, controlla e di destro batte Turati per la quarta volta, scatenando il pubblico di fede rossoblù sugli spalti e davanti agli schermi televisivi. Tutto finito? Per niente, visto che in questo infinito match c’è ancora tempo per il sigillo finale dello scatenato Pavoletti che toglie letteralmente dall’angolino basso un pallone colpito di testa da Cheddira salvando il Cagliari da una beffa clamorosa.
Leonardo Pavoletti dunque, ancora lui. L’uomo dei miracoli, l’uomo della rinnovata speranza. Un pomeriggio horror si è trasformato prima in un thriller e poi ha assunto i contorni di una favola. Il calcio è un gioco, ma gli sviluppi di una partita e di un campionato possono essere facilmente applicabili alla vita. Non si molla di un centimetro. Mai.
«Questa vittoria la mettiamo nel cuore perché è una vittoria del cuore», questa la frase che più colpisce tra le tante pronunciate da Ranieri a fine partita. Parole che descrivono alla perfezione questo successo più di qualunque analisi tecnico-tattica. Lo stesso cuore che dovrà essere messo in campo domenica prossima (ore 15), ancora alla Unipol Domus, quando l’avversario di turno sarà il Genoa. Si guarda avanti, il traguardo è lontano, ma l’aver abbandonato l’ultima posizione in classifica consente di avere sicuramente una visuale migliore lungo il cammino.
Luca Pes