Il manto bianco che nelle ultimi giorni ha ricoperto la Sardegna, e che si spera possa restare ancora per parecchie settimane nelle zone interne, non ha portato solo disagi alla viabilità e alle popolazioni locali ma, grazie all’imponente afflusso di appassionati da ogni
angolo della regione, ha consentito di ravvivare quell’economia legata alla montagna, e al turismo, troppo spesso sottovalutata e relegata ad attività di serie B. Attorno alle località montane o collinari di tutta l’Isola, infatti, vi è un elevato numero di piccole imprese artigiane, con altrettante figure professionali, che operano nei più svariati settori. Tantissime
sono, infatti, quelle che, oltre all’alloggio e alla ristorazione, svolgono attività nei trasporti, nei servizi culturali e nello svago, nell’attività di manutenzione dei mezzi e degli immobili, nella vendita di abbigliamento e attrezzature, nella realizzazione e commercializzazione dell’artigianato tradizionale locale e dei prodotti dell’enogastronomia tradizionale senza contare il numeroso indotto di supporto e, non per ultimo, l’importante gettito economico
che affluisce nelle sempre più asfittiche casse delle Amministrazioni Comunali.
Sono ben 318 i comuni montani, e parzialmente montani, della Sardegna, i cui abitanti superano le 835mila unità, che ospitano oltre 104mila imprese, di cui quasi 26mila artigiane, con oltre 61mila addetti. Più di 11mila aziende sono situate in territori parzialmente pianeggianti, 13mila in collina e solo 1.200 in montagna. Il valore aggiunto delle produzioni supera gli 11miliardi, con un valore aggiunto per addetto
di 34mila euro.
Sono questi i dati sull’Isola elaborati dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, attraverso il Rapporto “Imprese e artigianato in comuni montani e aree interne della Sardegna”, che ha analizzato la struttura e la dinamica delle imprese artigiane nei
comuni montani e nelle aree interne dell’isola, attraverso l’elaborazione dei dati ISTAT.
“Nella visione comune l’economia legata alla neve, allo svago e agli sport invernali è un “fatto marginale” mentre per tantissimi territori quello che ruota attorno al manto bianco ha un significato molto importante che si traduce in lavoro ed economia – commentano Giuseppe Pireddu e Pietro Mazzette, Presidente e Segretario di Confartigianato Nuoro-Ogliastra e delegati regionali per le zone montane – valorizzare le zone montane significa salvaguardare e far crescere le opportunità di lavoro in questi territori, agevolando la vita delle attività economiche imprenditoriali e sostenendo la creazione di nuove
imprese”. “La montagna convive con svantaggi strutturali: lo spopolamento, la carenza di infrastrutture materiali ed immateriali, costi maggiori per vivere e fare impresa – continuano i due delelgati – tuttavia rappresenta un territorio da considerare strategico, non certo residuale, con il suo patrimonio di risorse al servizio dei turisti come dimostrato da sempre”. “Le imprese artigiane di montagna rivestono un ruolo chiave perché garantiscono la tenuta del tessuto sociale oltre che economico – proseguono Presidente e Segretario – la
piccola impresa ha quindi un valore sociale che va riconosciuto e tutelato. Queste imprese sono laboratori di innovazione e sostenibilità ambientali, esempi di un modello di economia circolare che è la chiave dello sviluppo del futuro. In questo senso, un ulteriore calo del numero di imprese nelle zone montane, minerebbe un equilibrio già fragile”. “Riteniamo che occorra non solo creare misure per trattenere i giovani, ma rendere professionalmente attrattivi i territori montani, così che la montagna divenga luogo privilegiato per
uomini e donne che scelgono di insediarsi per vivere, lavorare e crescere i propri figli in un ambiente sano dove controllo sociale e natura permettono uno sviluppo psicofisico migliore rispetto alla città – sottolineano Pireddu e Mazzette – la contaminazione tra popolazione locale e nuovi abitanti, infatti, potrebbe ridisegnare il futuro della montagna che, in questo modo, sarebbe luogo privilegiato per famiglie che diventerebbero fruitrici e creatrici di servizi in un’economia dinamica pronta ad accogliere le sfide legate anzitutto al turismo ecosostenibile. E le imprese artigiane, grazie alle dimensioni, alla sostenibilità ambientale dei loro cicli produttivi, all’attrattività delle maestranze e dei prodotti, sono attori
fondamentali in questo disegno”.
“Tutelare le piccole imprese e creare un ambiente più favorevole allo sviluppo è l’occasione per ribadire che ad una necessità strutturale, quella di contrastare la tendenza allo spopolamento di persone e di imprese delle montagne, occorre rispondere con un intervento
sistemico, con nuove e più efficaci politiche a favore della montagna – afferma Maria Amelia Lai, Presidente di Confartigianato Imprese Sardegna – è necessario, per questo, favorire l’insediamento di giovani attraverso la creazione di nuove imprese che operino in una logica di economia circolare e il lavoro da remoto, Le zone interne dell’Isola custodiscono la qualità manifatturiera made in Sardegna e, se adeguatamente valorizzate, rappresentano un territorio strategico per la competitività dell’artigianato e delle Pmi, è necessario, per questo, utilizzare anche i Fondi del PNRR per interventi finalizzati a sostenere le attività produttive e a colmare i gap infrastrutturali che comprimono le potenzialità economiche dei territori montani”.
Su queste considerazioni, Confartigianato Sardegna propone un’azione su due fronti: creare una fiscalità di vantaggio, con detrazioni di imposta per i territori montani, prevedendo premialità con abbattimento delle imposte dirette, a fronte dei maggiori costi e oneri sostenuti quali riscaldamento, disagi della viabilità, delocalizzazione degli Uffici amministrativi, per incentivare le imprese a restare nei territori montani e attrarre nuove imprese ed estendere le agevolazioni di cui gode il mondo agricolo anche alle
imprese artigiane.
Secondo le ultime rilevazioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato, la piccola impresa e l’artigianato rappresentano il motore dell’Italia, costituendo oltre il 94% della forza produttiva nel nostro Paese. Giocano, quindi, un ruolo chiave, soprattutto nei comuni
montani e collinari, nei quali i piccoli imprenditori costituiscono un freno allo spopolamento che affligge le realtà più distanti dalle principali vie di comunicazione, garantendo servizi e, in molti casi, anche occupazione.
“Il pericolo è che i piccoli comuni divengano mere città dormitorio, se non, addirittura, destinati al declino – conclude la Presidente Lai – vittime della lenta emorragia che porta le famiglie a trasferirsi in pianura. Il legame con la terra d’origine merita di essere preservato;
il territorio ha tradizioni, cultura, storia e tipicità produttive che devono essere tutelate e valorizzate”.