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    Al fianco degli ultimi, Don Giorgio Lisci racconta la sua esperienza di referente regionale di pastorale della Salute

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    La sanità sarda e italiana fa acqua da tutte le parti. Le situazioni sono sotto gli occhi di tutti i sardi hanno paura di ammalarsi perchè non sanno se saranno curati. Assenza di medici e guardie mediche finire in ospedale in alcune circostanze significa non avere la possibilità neanche di essere visitati dai parenti perchè in alcuni i reparti dall’evento del covid non è consentito l’accesso. Ne abbiamo parlato con il prete degli ultimi, Don Giorgio Lisci, parroco del Sacro Cuore e della Madonna di Lourdes in Gonnosfanadiga che è referente regionale per la pastorale della salute e da sempre ha trovato la collaborazione di tanti medici per dare accesso alle cure mediche a chi non poteva permettersele.
    Don Giorgio Lisci, lei si occupa di pastorale della salute ossia il suo compito a livello regionale è quello di osservare e aiutare in prossimo in ambito della salute appunto semplice oggi svolgere questo ruolo in Sardegna?
    Il compito è senz’altro gratificante, anche se i labirinti della burocrazia ostacolano e non poco questo essere prossimi verso chi vive una sorta di disagio a livello di salute. Credo sia noto ai più lo stato in cui versano i nostri paesi privi di medici di base, guardie medi o i nostri ospedali privati di medici specialisti e quindi costretti a rimandare visite mediche, interventi chirurgici. I pronto soccorso funzionano a singhiozzo e questo è dannoso sia per chi lavoro che per chi deve usufruire del servizio.
    Oltre essere parroco di due parrocchie nel paese di Gonnosfanadiga senza alcun vice parroco, ha anche questo importante ruolo dove trova il tempo? Sicuramente essere parroco di due parrocchie comporta un dispendio di energie non indifferente, la carenza di vocazioni impedisce spesso di avere un vicario parrocchiale ma se vogliamo dare voce a quelle che sono le indicazioni di papa Francesco è ormai tempo di affidare ai dei laici preparati alcuni compiti o servizi che non hanno bisogno dell’imprimatur dello stato clericale. Il tempo bisogna trovarlo anche perchè oltre a quanto lei ha detto sono anche il referente diocesano della pastorale familiare. Per adempiere a queste incombenze mi sono dotato di un ottima segreteria che mi aiuta tantissimo e poi grazie a Dio ho degli ottimi collaboratori parrocchiali che rendono tutto questo meno faticoso.

    Oggi la sanità è allo sfascio basti guardare i piccoli ospedali dei territori dove mancano oltre i servizi di base anche il riscaldamento cosa ne pensa? Come accennato prima la situazione sanitaria a livello territoriale fa acqua da tutte le parti, penso che bisognerebbe operare delle scelte responsabili per il futuro, sapete quanto me che gli investimenti nelle strutture della salute e nel personale sono fermi da tempi immemorabili. La nostra nazione è fatta di persone vecchie e malate l’Italia è un paese anziano e sembra che gli addetti ai lavori non se ne rendano conto.

    La pandemia ha dato un potere enorme ai medici, ormai accusati di non preoccuparsi più dei pazienti ma di curarsi più dei loro interessi, di certo appare assurdo davanti ad uno stato di emergenza sanitario ormai passato che i parenti delle persone ricoverate possano stare con loro solo per pochi minuti tutto questo per i cittadini è assurdo. Credo che i postumi della pandemia non siano ancora passati, regna ancora troppa paura in molti, mentre per altri pare che non sia accaduto nulla. Può piacere o no ma il covid-19 oltre ad aver causato tantissime vittime, ha messo a nudo la fragilità più grande per gli uomini ha fatto sperimentare a tutti la solitudine, il sentirsi soli, divisi lontani dagli affetti più cari. Tantissime persone sono decedute senza avere un loro caro al loro fianco. Certo è da ritenersi assurdo continuare ad impedire la visita dei parenti o limitarla nel tempo anche perchè è stato ormai appurato che anche in piena pandemia, dove non entrava nessuno nei reparti ospedalieri, non si riusciva ad arginare il contagio. Di una cosa mi rammarico che i medici e il personale tutto, compresi gli operatori addetti alle pulizie, sono stati chiamati eroi, angeli ma passata la tempesta non hanno visto un minimo di riconoscenza tanto è vero che chi era un lavoratore precario è rimasto tale.

    Il vangelo dice chiaramente ero malato e non mi avete visitato come mai a suo avviso è venuta meno questa umanità nei confronti dei malati? L’assenza di umanità forse è la pagina più brutta della storia degli uomini, da una parte troviamo l’ostentazione di un mondo che cura la perfezione fisica, dall’altra troviamo i malati che ci ricordano che prima o poi tutti produciamo crepe e la politica dello scarto è sempre un danno. Il brano evangelico che lei cita ci fa capire anche quanto sia piccola la nostra fede, la nostra vita eterna non si ferma al devozionismo o alla preghiera ha bisogno di testimonianza come il Samaritano con il malcapitato.

    La chiesa da tempo non si occupa più di politica almeno ufficialmente ma paradossalmente questa assenza in prima persona è stata quasi la rovina della nazione. Il papa dice a gran voce ai cristiani di impegnarsi ma, i primi che non sostengono i cristiani sono i cristiani stessi un po come quando il samaritano decise di intervenire per aiutare il pover’uomo picchiato e lasciato esanime quando gli altri se ne lavarono le mani. Credo che noi abbiamo perso l’identità cristiana e questo grigiore ce lo portiamo dentro in tutti i luoghi che abitiamo, compresa la politica. Tanti militanti amano definirsi cristiani ma poi in nome di una laicità, dissentono da quello che è il dovere di testimoniare in prima persona quello che realmente sono. Secondo lei la sanità può migliorare o invece ha necessità di essere riformata? Rispondo in maniera lapidaria, la sanità può migliorare certamente ma per arrivare a questo ha bisogno di una profonda riforma

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