Il Capoluogo domani festeggerà i 100 anni di Ida Cosa, l’infermiera
originaria di Giba che nel ’43 si salvò da un bombardamento mentre era
al lavoro e che, orfana della mamma, crebbe 4 fratelli.
Nata a Giba nell’autunno del 1922, da Antonio, anche lui del piccolo
comune sulcitano, e Delfina Marroccu di Santadi, la prossima neo
centenaria a 12 anni perse la mamma; a causa di questa tragedia,
insieme al padre operaio nel comune sulcitano, ebbe il compito di far
crescere due fratelli e due sorelle più piccoli di lei. Riuscì anche a
studiare ma ben presto dovette, con grande rammarico, abbandonare la
scuola elementare per badare alla famiglia.
Nel pieno del secondo conflitto mondiale, nel 1943 all’età di 21 anni,
entrò a lavorare nel convitto di Via Nuoro a Cagliari. Un pesante
attacco aereo proprio allo stabile dove lavorava, la convinse a
sfollare, con il padre e i fratelli, a Giba. Per dieci lunghi giorni,
per poter essere pronta scappare a causa di un eventuale
bombardamento, rimase vestita con gli stessi abiti.
Nel 1944, dopo due giorni di viaggio, riuscì a tornare a Cagliari.
Arrivata nel Capoluogo, si recò all’ospedale civile per fare visita a
una parente ricoverata; fu proprio in quest’occasione che rimase
colpita e affascinata dall’ambiente ospedaliero e il giorno stesso si
recò dalla Madre Superiora per chiedere la possibilità di essere
assunta. La risposta fù immediata e positiva a condizione che avesse
con sé carte annonarie, piatti e posate: iniziò subito. L’impegno
richiesto non fu facile: il primo anno lavorò in cucina, con orari
pesantissimi superiori alle 12 ore. Successivamente cominciò a
lavorare come infermiera. Al termine del Conflitto, dal 1945, esercitò
al Santissima Trinità in vari reparti e in particolare dal ‘68 lavorò
nel reparto dei lebbrosi, dove nel 73 concluse la sua attività
lavorativa.
Sposata, ha avuto 2 figli; da qualche anno è vedova con 4 nipoti. Ha
sempre viaggiato, una delle sue grandi passioni insieme al
giardinaggio, che esercita tuttora curando personalmente il giardino
sotto casa, con piante ornamentali, che comprende anche un piccolo
orto con alberi da frutto.
Completamente autonoma, la mente lucida le consente di ricordare
perfettamente tutte le fasi della sua lunga vita e di usare
regolarmente il cellulare e il tablet, con il quale comunica via SKYPE
con il nipote che si trova in Germania. Integra anche nel fisico,
condizione che le permette di vivere in un appartamento, nel quartiere
di San Michele, al terzo piano senza ascensore e di affrontare
autonomamente le scale per curare il giardino. Nonostante l’età e le
pesanti vicissitudini della sua vita, è sempre grande la sua voglia di
socializzare, di comunicare e di confrontarsi con i giovani e con i
suoi coetanei.