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“Curiamo la Sardegna”, sindacati e associazioni dei malati oggi in piazza a Cagliari

Sindacati in piazza oggi a Cagliari per denunciare le “gravissime carenze del sistema sanitario regionale”.

Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato una grande manifestazione nel capoluogo sardo dal titolo “Curiamo la Sardegna” che ha come obiettivo “la rivendicazione di una sanità di qualità e rispondente ai bisogni di salute e cura dei cittadini”.

Il corteo è partito da piazza Trento, sotto la sede della Regione, e durante la mattinata attraverserà la città passando per viale Trieste, via Roma, via Sassari fino a piazza del Carmine.

Alla manifestazione aderiranno tante associazioni dei malati, del mondo del volontariato e del terzo settore, che hanno risposto positivamente alla lettera inviata dai sindacati per illustrare le ragioni dell’iniziativa e invitare alla partecipazione e condivisione.

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L’intervento di Marilena Pintore, presidente dell’associazione “Vivere a colori”

Presente anche l’associazione dei pazienti talassemici sardi, Thalassa Azione Onlus, che ha esposto striscioni e che ha fatto sentire la propria voce per mezzo della presidente Maria Antonina Sebis.

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Secondo i sindacati, “messa da parte la Asl unica, siamo lontani dalla realizzazione degli obiettivi dichiarati nel nuovo modello: i reparti degli ospedali e i pronto soccorso sono allo stremo, mancano le strutture intermedie di cura e prevenzione, non c’è alcuna rete, soprattutto a sostegno della popolazione più fragile e bisognosa, non c’è attenzione verso i bisogni delle persone, dall’assistenza primaria dei medici di famiglia, sino a quella ospedaliera”.

Cgil, Cisl e Uil hanno denunciato l’assenza, nella maggior parte dei territori sardi, del livello minimo di cure, assistenza e prevenzione, la carenza di medici generici, guardie mediche o pediatri: “Il risultato è che ai cittadini sardi viene negato il diritto alla salute, perché le liste d’attesa sono infinite, interventi anche urgentissimi vengono rimandati, i servizi pubblici sono di fatto inaccessibili”. Chi può pagare può curasi, la denuncia, “magari anche fuori dalla Sardegna, gli altri no. I sardi scontano anche questo dramma, dentro la crisi sociale ed economica”.

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