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Cagliari, stipendi in ritardo e licenziamenti: scioperano i lavoratori dei centri culturali

Si inasprisce con la proclamazione dello sciopero venerdì 21 ottobre la vertenza dei lavoratori dei centri culturali del Comune di Cagliari. La mobilitazione è legata, in particolare, alle condizioni dei dipendenti del Consorzio Camù, che continuano a subire il ritardo nel pagamento degli stipendi, ma riguarda il settore nel suo complesso, caratterizzato dalla perenne incertezza per i cambi d’appalto ma anche per l’applicazione di contratti diversi da quello di riferimento, Federculture.

Inoltre, a pochi giorni dalla scadenza dell’affidamento della gestione del Ghetto, a fine mese, l’amministrazione comunale non ha ancora provveduto a bandire una nuova gara, nonostante le rassicurazioni fornite nei mesi scorsi anche dal sindaco ai sindacati sulla programmazione di bandi pluriennali.

Insomma, sono molteplici le ragioni della giornata di astensione dal lavoro decisa da Fp Cgil e Uil Pa che denunciano, oltretutto, la comunicazione, da parte del Consorzio Camù, dei licenziamenti in vista della scadenza dell’appalto al Ghetto.

La mobilitazione va avanti da mesi e già lo scorso 20 maggio era stato dichiarato lo stato di agitazione dei lavoratori dei centri culturali del Castello San Michele, dell’Exma, Ghetto, Infopoint e Mediateca Mem, che rivendicavano il corretto e puntuale pagamento degli stipendi. Si erano poi svolti gli incontri, anche con l’amministrazione comunale, per affrontare l’emergenza stipendi e ragionare sulla prospettiva dei servizi ma ad oggi i problemi denunciati restano purtroppo ancora aperti.

“Nonostante l’impegno del Comune di Cagliari a sostituirsi al Consorzio Camù per il pagamento delle retribuzioni – hanno spiegato i segretari Fp Cgil e Uil Pa provinciali Nicola Cabras e Maria Giorgia Vargiu i ritardi si sono accumulati e, in generale, non s’intravedono certezze sul futuro dei servizi”. Secondo i segretari “è necessario un intervento risolutivo da parte dell’amministrazione comunale, anche in riferimento all’applicazione senza eccezioni del contratto Federculture e a un cambio di modello nella gestione complessiva dei servizi per la cultura, che dovrebbe superare il metodo dell’appalto come strumento privilegiato”. Su questo punto, c’era stato l’impegno del Comune ad avviare un percorso ma, al momento, non sembra ci sia stato seguito. “Eppure – concludono Fp Cgil e Pa Uil- sarebbe una scelta importante, proprio nella direzione della continuità e garanzia occupazionale in un comparto che svolge un servizio pubblico ma risente di una assoluta precarietà”.

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