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    Incendi, evacuazioni, danni e piromani, un triste dejà vu

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    Ieri è toccato all’isola di Pantelleria fare i conti con la piaga degli incendi. Fiamme altissime,
    forte vento, case minacciate dalle fiamme, evacuazioni forzate anche via mare. Niente che
    la Sardegna, ahinoi, non conosca bene e da tempo immemorabile. A corredo dell’evento
    la notizia che anche dei vip hanno dovuto abbandonare le loro ville da sogno per mettersi
    al riparo. Tra loro lo stilista Armani, l’ex calciatore campione del mondo Marco Tardelli e
    la giornalista Myrta Merlino, sua compagna. Quando c’è di mezzo un personaggio noto
    l’evento assume un’importanza diversa. Tutti ne parlano e il fatto sembra essere più grave
    di quanto non sia già da sé. Non dovrebbe essere così, non solo perché gli incendi prima
    di tutto distruggono quella flora e quella fauna che sono patrimonio di tutti ma anche
    perché ogni vita in pericolo deve far notizia e non solo quella di chi è noto, però tant’è.
    Mentre erano in corso le prime operazioni di spegnimento e di evacuazione nell’isola
    assediata dal fumo e dalle fiamme ecco che su Twitter si scatenava l’indignazione di
    sempre. Tra i primi a raccontare in diretta ciò che stava avvenendo la stessa Merlino. Dopo
    averci riferito che l’incendio stava distruggendo la “sua amata Pantelleria” il volto noto dei
    talk show politici ci ha informato su due particolari importanti. L’incendio era doloso e i
    canadair non erano potuti intervenire per via del forte vento di scirocco che da ore
    spazzava l’isola. La giornalista de La7 non ha avuto che parole di fuoco per i piromani,
    questi delinquenti assassini dal cerino facile che ogni anno seminano morte e distruzione.
    Anche lei, la Merlino, si è unita giustamente al coro di chi oggi (ma anche ieri e avantieri),
    nel bel mezzo di una estate rovente e piena di incendi, chiede a gran voce pene più severe
    per chi attenta ai boschi e si rende autore di tali esecrabili reati. Tutto giusto, ci
    mancherebbe che non debba essere così, solo che è un dejà vu, l’ennesimo che va in onda
    tra luglio e agosto di ogni anno. La Merlino ha ragione da vendere. I piromani devono
    essere assicurati alla giustizia, puniti severamente e messi in condizione di non nuocere
    più. Ma questo basta? È sufficiente esprimere ogni volta il nostro sdegno per questi nostri
    simili che d’estate vagano per le campagne con l’intenzione malefica di dar fuoco a ciò che
    trovano? No, non lo è affatto. Credere che gli incendi siano solo un problema di ordine
    pubblico legato alla presenza a piede libero dei piromani è una pia illusione. Gli incendi
    sono ben altra cosa dal semplice vandalismo cittadino e meritano molta più attenzione di
    quanto non si faccia oggi. Innanzitutto, occorre parlarne sempre, tutto l’anno, e non solo
    quando le fiamme sono ormai così troppo alte e ben disposte su un fronte che servono
    aerei, elicotteri e tanti eroi per fermarne l’opera distruttrice. Per combattere davvero la
    piaga degli incendi bisogna parlare di loro sin da gennaio e metterci in testa che l’unica
    parola che ci può proteggere veramente è “prevenzione”. Con gli incendi dobbiamo
    convivere, specialmente ora che il cambiamento climatico ci pone innanzi a nuove e
    difficili sfide. Credere che mettendo in galera tutti i piromani si possa archiviare il
    problema roghi è tanto puerile quanto illusorio. Non ci sono solo gli incendi che
    scaturiscono dall’azione criminale dell’uomo, ma anche quelli colposi dovuti a negligenza,
    imperizia e disattenzione. Essi sono una buona parte degli incendi e provocano gli stessi

    danni di quelli dolosi. Ci sono, inoltre, anche i roghi che vengono innescati da situazioni
    fortuite e che non dipendono affatto dall’azione umana. Proteggersi dagli incendi significa
    innanzitutto avere consapevolezza del rischio e della pericolosità a cui siamo sottoposti
    nel vivere o frequentare determinate zone. Anche se riuscissimo a mettere per sempre
    dietro le sbarre di un carcere tutti i piromani del pianeta gli incendi sarebbero ancora un
    concreto rischio per noi tutti. Ecco perché dobbiamo dedicarci alla prevenzione e all’auto
    protezione. Quando un incendio di sterpaglie diventa dapprima un incendio boschivo e
    poi un vero e proprio problema di protezione civile significa semplicemente che non
    abbiamo garantito quella prevenzione che può e deve salvarci la vita. Quando dobbiamo
    ricorrere ai mezzi aerei, all’opera eroica delle squadre a terra, o siamo costretti ad appellarci
    all’intervento divino perché faccia cessare o cambiare direzione ad un vento che sospinge
    un fronte di fuoco di chilometri, allora abbiamo fallito in partenza la nostra missione di
    tutelare l’ambiente e di proteggere le nostre vite e i nostri affari. Questa è la realtà.
    Dobbiamo smetterla di rincorrere sempre la figura oscura del piromane affinché diventi
    un perfetto alibi per le nostre mancanze dimenticandoci sempre che solo se ci prendiamo
    cura per tempo dei boschi, delle campagne, delle nostre case e della nostra sicurezza
    rischieremo tutti di meno. Invece che scandalizzarci e stracciarci le vesti quando le fiamme
    ormai distruggono ogni cosa e ci lasciano solo la cenere e il disastro davanti agli occhi
    dovremmo iniziare a comprendere il fenomeno e chiedere per primi a gran voce che la
    politica, a qualsiasi livello, inizi veramente ad occuparsi di prevenzione e di cura del nostro
    patrimonio ambientale. Occorrono politiche nuove di silvicultura, scelte oculate
    sull’organizzazione dei servizi antincendi, educazione nelle scuole, piani di protezione
    civile che non siano mucchi di carte impolverate lasciate dentro un cassetto,
    consapevolezza personale che ognuno di noi deve concorrere all’obiettivo comune. Solo
    così la piaga degli incendi potrà essere arginata, tutto il resto è solo lo sfogo di un momento
    che non porterà mai a nulla.

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