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NIEDDU, FORSE È TEMPO DI LASCIARE

In tanti si chiedono come mai non si sia ancora dimesso l’assessore alla Sanità Mario Nieddu. In altri tempi i suoi stessi colleghi di partito lo avrebbero scaricato per una politica sanitaria che ormai è indifendibile e non si può dare sempre la responsabilità agli altri. 

Ricordate la campagna elettorale per le elezioni regionali del 2019? Era quasi tutta incentrata sullo sfascio fatto dalla giunta Pigliaru proprio in ambito sanitario, con l’allora assessore Luigi Arru messo alla gogna. Uno dei momenti peggiori per il povero Arru, sicuramente, quello del 3 agosto del 2018 quando evitò la sfiducia ma passarono due mozioni. In quella data furono tre le mozioni discusse, una delle quali, respinta, chiedeva l’immediata rimozione dell’assessore (a presentarla il consigliere Marco Tedde, di Forza Italia). Passarono però le mozioni che chiedevano ad Arru conto sulla mancata applicazione della rete ospedaliera, una a firma di Michele Cossa (Riformatori Sardi per l’Europa) e l’altra, sottoscritta dalla opposizione e dalla maggioranza, che vedeva primo firmatario Augusto Cherchi (Partito dei Sardi). Illustrando la mozione, Cherchi (PdS) sostenne che nella sanità sarda regnava “confusione, disordine organizzativo, malcontento generale” tra medici e pazienti, con ripercussioni sulla qualità dei servizi sanitari offerti. Cherchi si soffermò poi su tema dei malati diabetici che non avrebbero ricevuto il dispositivo per il controllo della glicemia come promesso dall’assessore. Il primo firmatario della mozione, infine, dichiarò che l’attività dell’assessore Arru era “politicamente censurabile” e annunciò un ordine del giorno di censura politica dell’operato dell’assessore della Sanità.

Illustrando l’altra mozione, Cossa si disse convinto che l’assessore fosse la causa della situazione che in quel momento si stava vivendo e che fosse in perfetta buona fede, “ma dopo 4 anni e mezzo di Giunta si era arrivati a una situazione mai vista ed erano chiare le responsabilità politiche”.

L’assessore difese l’operato della Giunta elencando una serie di interventi finalizzati a porre rimedio a una situazione di inefficienza che si trascinava da anni spiegando che la Riforma era necessaria perché era presente un disavanzo di 400 milioni di euro.

Questo era il passato, ma il presente dice altro. Guardie mediche turistiche presenti solo in poche località, medici di base assenti in numerosi comuni, pronti soccorso al collasso in tanti ospedali e in una città come Iglesias chiuso, sempre nella cittadina mineraria è stata chiusa anche la terapia intensiva con i pazienti trasferiti altrove, anche nell’ospedale del Medio Campidano a San Gavino. Ora mi chiedo, assessore, per un attimo si metta nei panni di un paziente che viene mandato a destra o a manca come un pacco postale e magari anche più volte durante il corso di una settimana. E magari anche lontano chilometri dai propri cari per ricevere cure e assistenza adeguata. Assessore, sarebbe felice se fosse capitato a lei? Penso di no e sono certo che non è felice neanche ora!

Qualche giorno fa, dopo una grande mobilitazione e stato di agitazione che ormai andava avanti da tempo sembrava che la promessa di riapertura del pronto soccorso nella città iglesiente fosse immediata invece non solo non ci sarà la riapertura del pronto soccorso ma addirittura è stata chiusa la terapia intensiva. ASSESSORE QUALI ALTRE PROBLEMATICHE SONO NATE PER AVER CONSENTITO TUTTO QUESTO? OPPURE NON ERA A CONOSCENZA DI QUESTO ENNESIMO PROVVEDIMENTO?

La politica sarda, fatta di uomini distratti, sembra che non veda o non voglia vedere che ci sono cittadini che trascorrono vergognosamente ore e ore in ambulanza e sotto il sole per avere una cura dignitosa, sembra che non veda che spesso quei pazienti in ambulanza sono costretti a fare il giro di diversi nosocomi prima di essere accettati da qualche parte. Sembra che non veda che qualcuno è anche morto su quelle ambulanze.

Per alcuni non è colpa dell’assessore, ma di un sistema da troppo tempo al collasso: tutto può essere, ma perché allora non è stato chiesto che l’università fosse nuovamente fruibile da tutti, senza numero chiuso, e la selezione degli studenti come accadeva in passato fosse fatta dal normale corso di studi? Tra i banchi della maggioranza c’è chi storce il naso verso l’assessore Nieddu. Anche tra le file del suo partito ci sono persone che chiedono che ci sia una svolta immediata. Non si discute la buonafede di Nieddu, galantuomo e apprezzato professionista, ma dopo tutto questo tempo la sanità sarda non era mai stata in una situazione così disastrosa e sono evidenti e chiare le responsabilità politiche.

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